SOMA, IL SENSO DELLA VITA
Prendi una brava ragazza della Costa d'Avorio, che per fuggire dalle violenze e dalle
povertà che lacerano la sua terra, nel 2008 trova il coraggio di lasciare la sua famiglia per
costruirsi un futuro in Europa.
Prima in Francia e poi in Italia, si ambienta bene, coglie e fa proprio lo stile di vita e la
mentalità delle nostre latitudini; studia la lingua italiana, si trova un lavoro, supera con
disinvoltura tutte le pratiche burocratiche per regolarizzare la sua permanenza in Italia ... e,
cosa più importante, riesce a mandare ogni mese anche qualche prezioso soldo a casa.
Una vita che sembra scorrere tranquilla, senza particolari problemi, condivisa con un suo
connazionale in una relazione consolidata e duratura. Poi all'improvviso, a metà 2014, una
gravidanza inaspettata. Il compagno inizialmente non la prende bene, evidentemente
impreparato all’idea di diventare padre, ma poi sembra farsene una ragione.
Alla prima ecografia si scopre che le creature in grembo alla neo-mamma sono due ... non
una. Per il padre è troppo, non ne vuole sapere; lei non cede, nemmeno alla proposta di
liberarsene perché "io non butto via un dono". L’uomo alla fine decide di andarsene,
voltando le spalle per sempre alla ragazza e alla sua pancia culla di vita, abbandonandola al
suo destino.
Sola, questa mamma cerca di reggere l'enorme impegno che le si prospetta ... ma di lì a poco
perde il lavoro e, con l'impossibilità di autosostenersi, anche la casa in affitto. Sembra la
storia di un fiocco di neve: vederlo cadere emoziona il cuore ... ma qualcosa poi lo
trasforma in una pericolosa valanga ... e l'iniziale momento magico cede il posto alla paura.
Ecco cosa deve aver vissuto nel profondo questa mamma, vedendo la sua vita stravolta da
un evento che avrebbe dovuto essere momento di gioia, occasione di festa, emozionante
attesa. Invece lo stress è pesantissimo, accompagnato dalle incognite sul futuro ... forse
eccessivo e tale da provocare un parto terribilmente anticipato, quando le due sorelline
hanno appena 24 settimane di gestazione e pesano solo 500 grammi.
Il 9 ottobre nascono Chiara e Soma. E' il giorno in cui alla Terapia Intensiva Neonatale del
Policlinico di Verona inizia una incredibile battaglia per la vita. Chiara non ce la fa e muore
pochi giorni dopo, ma Soma sembra avere una marcia in più, la sua sopravvivenza ha quasi
del miracoloso.
Ogni giorno che passa è una conquista e un motivo di speranza in più. L'Ospedale diventa
CASA, i medici e le infermiere FAMIGLIA.
C'è quel qualcosa in più, oltre alle competenze mediche, alle macchine e ai farmaci ... è
l'AMORE e il RISPETTO DELLA VITA che tante persone vivono e trasmettono a quella
creatura e alla sua mamma: Soma non si sente sola, accanto a sé percepisce un calore e una
protezione che la aiutano nella sua lunga, complicata, insidiosa scalata.
Passano i mesi e arriva la primavera, stagione di rinascita: Soma è cresciuta ed è stata
progressivamente svezzata dalle macchine, ha ancora un battaglione di farmaci da assumere
ma è pronta per lasciare la Terapia Intensiva e incontrare il mondo.
C’è un “però” che complica tutto … la mamma ha perso casa e lavoro, è sola, non sa dove
andare. I medici allora si danno un gran da fare, ma le strutture protette sul territorio
veronese sono sature, non possono accogliere lei e la sua bambina.
Alla fine contattano la nostra Associazione: per il Castello dei Sorrisi si tratta di una “prima
volta”, con tutte le incognite del caso. Incontriamo in ospedale Soma e la sua mamma,
veniamo a conoscenza di tutta la loro storia, incrociamo gli occhi di una donna che merita
fiducia e supporto … e alla fine diamo la nostra disponibilità.
Le dimissioni non sono però immediate, Soma è delicata come una farfalla e per un
motivo o per un altro passeranno altri 2 mesi prima che per la prima volta metta il naso fuori
dell’ospedale.
E’ il 2 giugno, e in Terapia Intensiva Neonatale si respira un’aria di festa e di profonda
emozione perché Soma è nei cuori di tutti coloro che ogni giorno lavorano lì con passione e
competenza per aiutare le creature che con eccessivo anticipo vedono la luce del mondo. Era
entrata che stava nel palmo di una mano, 500 gr di vita e incognite pesanti come macigni. E
ora è lì che esce, in braccio alla sua mamma, con i suoi 4 kg e mezzo che hanno del
miracoloso. Anche la mamma ha lasciato il suo segno … una presenza sempre delicata,
sorridente, incoraggiante … con una parola pronta a sostenere le altre mamme nei loro
giustificati momenti di crisi e di paura.
Tra sorrisi e lacrime di gioia, Soma e la
sua mamma lasciano quella Casa che le
ha protette per tanto tempo e vengono
accolte in un’altra Casa, quella dei
nostri Lorenzo e Flaviana: è un
passaggio non casuale … da una
famiglia allargata ad una famiglia vera,
perché di questo hanno soprattutto
bisogno le nostre due donne: ancor più
vicinanza, calore e affetto.
La soluzione si rivela indovinata:
coccolate e sostenute dalle attenzioni
dei loro ospitanti, la mamma trova
subito la corretta sintonia con la sua piccola … cosa non scontata dopo tanti mesi trascorsi
col supporto delle infermiere; e Soma … Soma è la curiosità fatta persona, i suoi occhioni
sono tutto un guardarsi intorno, vive il piacere della scoperta, testimonia con i primi sorrisi
il gusto del relazionarsi.
Chiaramente non è una passeggiata … Soma è costantemente attaccata alla bombola
d’ossigeno per aiutarla nella respirazione dopo i tanti mesi trascorsi intubata; il saturimetro
sempre collegato per segnalare eventuali crisi respiratorie; vicino al suo fasciatoio in bella
mostra c’è una quantità inverosimile di farmaci … ma la bimba cresce, e questo ci fan ben sperare.
Il 24 giugno Soma e mamma si trasferiscono nella nostra Casetta dei Sorrisi dove
trascorrono tutta l’estate. E’ un periodo che scivola via serenamente, senza intoppi, in
compagnia di altri bimbi che con le loro mamme sono accolti dalla nostra Associazione per
cure che non possono ricevere nei propri Paesi di
origine. Soma fa le sue prime passeggiate al
parco, impara a girarsi sul divano, si innamora di
un girello su cui trascorre felice ore e ore di
gioco. La piccola è costantemente sotto controllo:
la sua pediatra Paola e i medici dell’ospedale
sono consapevoli che, dietro quel buon stato di
salute, si nasconde ancora tutta la delicatezza di
una creatura che non ha avuto la possibilità di
crescere nel pancione della sua mamma, una
culla che nessuna incubatrice può emulare.
Arriva l’11 settembre, giorno di un check-up
programmato. E’ un giorno in cui le prospettive
per questa bimba cambiano all’improvviso, in cui
la serenità deve cedere il posto allo sconforto.
L’equilibrio cuore-polmoni è pregiudicato
proprio dalla mancata crescita dei polmoni … il
cuore sta faticando troppo … non sembra, ma la
bimba è a rischio vita. “Vivaddio … ma senza
polmoni non si può vivere!”
Ci mettiamo poco a capire la gravità della situazione, non solo
perché i medici trattengono la piccola in ospedale, ma anche perché i loro volti tradiscono la
preoccupazione e, col passare dei giorni, un senso di rassegnazione. Il farmaco che doveva
stimolare la crescita dell’apparato polmonare si è rivelato inefficace e alternative non ce ne
sono …
A complicare ulteriormente la situazione arriva una pericolosa infezione polmonare che gli
antibiotici faticano a contrastare … con la febbre vediamo la bimba veramente affaticata,
ben diversa da quella che pochi giorni prima giocava allegra sul suo girello.
Martedì 22 settembre, a causa di una grave crisi respiratoria, i nostri medici sono costretti
ad intubarla e spostarla in terapia intensiva … ma le due pediatriche degli Ospedali di
Verona non hanno posti liberi per accoglierla. Alla fine si trova un posto a Brescia e lì la
bimba viene trasferita con l’ambulanza.
Brescia è lontana, ma in soccorso arrivano anche gli amici dell’Associazione locale “Nati
per Vivere”, che accolgono la mamma e la sostengono in questi giorni così difficili.
Anche Il Castello dei Sorrisi è lì, chi col pensiero e la preghiera, chi fisicamente a supporto:
siamo consapevoli che la bimba sta combattendo una lotta impari; i medici - pur
continuando ad accudirla con estrema attenzione e umanità - ci preparano al peggio.
La
mamma è costantemente accanto a lei, prega … quanto prega e canta … le sue parole “so
che non c’è più nulla da fare … ma l’ultimo medico è Dio … e io mi affido a lui”
testimoniano la sua profonda fede.
Soma ci lascia la sera del 26 settembre, tra le braccia della sua mamma disperata, che su di
lei piange tante lacrime silenziose. Attorno a lei si stringono in tanti: amici, volontari,
medici, infermiere … il coinvolgimento è forte e sincero, ma c’è una consapevolezza che
consola … come questa bimba, nella sua pur breve vita terrena, abbia donato e ricevuto
tanto amore.
A noi rimane questa incredibile esperienza di RISPETTO e DIFESA DELLA VITA: in un
momento come l’attuale, in cui anche Papa Francesco ci richiama spesso a rigettare la
comoda “cultura dello scarto”, accogliere Soma è stato un intenso indimenticabile abbraccio
ad una di quelle creature che il Santo Padre chiama “i piccoli eroi della vita”.
Ciao Soma.